Al di là dei misteri e della magia, il piccolo borgo piemontese è sicuramente un luogo pieno di fascino, arte, cultura e natura…
Nell’alta Valle Cervo, territorio montano lungo il corso dell’omonimo fiume in provincia di Biella, si trova il piccolo comune di Rosazza, definito da molti come il borgo più misterioso d’Italia, detto anche la Rennes-le-Château italiana.
Nonostante si trovi nel punto più stretto e disagiato della valle, a 882 metri di altitudine, Rosazza si fa ammirare per la sua bellezza architettonica e per dovizia di monumenti e particolari, in gran parte realizzati con il sapiente uso della sienite, la pietra locale.
Rosazza è sempre esistito come borgo e frazione del comune di Piedicavallo, ma dall’Unità d’Italia in poi, molte cose sono cambiate, facendo emergere dall’ombra il villaggio.
La sua notorietà e il suo legame con l’esoterico e il magico sono legati alla figura di Federico Rosazza Pistolet (1813-1899), nato proprio in questo paese di montagna, figlio di un notaio di nobile famiglia.
Il giovane ha studiato e lavorato a Genova per molto tempo, stringendo amicizie politiche importanti, è stato membro della Giovane Italia mazziniana e Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese.
Dopo la tragica morte della giovane moglie e della figlia, Federico Rosazza torna nel paese natio e per non cedere alla disperazione, decide di rinnovare il suo territorio.
Spende quasi tutti i suoi beni per realizzare migliorie, restauri e bellissime opere: da un lato con esse celebrava il ricordo della moglie edella figlia, dall’altro esaltava i simboli del potere massonico.
Divenuto Senatore del neonato regno d’Italia, Rosazza completa le opere della Valle Cervo, creando anche la strada e la galleria grazie alle quali ancora oggi si può arrivare al Santuario di Oropa.
Costruisce edifici di utilità pubblica di notevole bellezza, realizza inoltre sentieri, fontane e abbeveratoi sulle vie dei pascoli. Rimane a Rosazza fino al giorno della sua morte.
Queste costruzioni sono caratterizzate da numerosi elementi e simboli legati alla massoneria e all’occultismo, alcuni degli interessi che il filantropo e politico italiano condivideva con il suo grande amico,
il pittore e architetto Giuseppe Maffei, originario di Graglia, piccolo comune in provincia di Biella, il quale lo affiancò e progettò tutte le opere presenti in paese.
In alcune fonti si sostiene che Maffei fosse dotato di poteri e facoltà paranormali, con un forte interesse per lo spiritismo, tutti elementi che inseriva nella sua attività artistica e che ritroviamo a Rosazza.
Si narra di riunioni segrete, di piani massonici messi a punto tra i vicoli di Rosazza, di inquietanti riti, con sedute spiritiche, legati alle decisioni che Federico Rosazza prendeva prima di iniziare qualsiasi opera...
A fine '800, il senatore Federico Rosazza fa demolire un'antica e piccola chiesa cristiana e spostare il relativo cimitero per edificarvi un Tempio, anche se formalmente adibito al culto cristiano,
secondo i suggerimenti che avrebbe ricevuto da vari spiriti-guida nel corso delle sedute spiritiche condotte con l’amico Giuseppe Maffei.
Nel 1876 fu quest'ultimo a firmare il progetto del complesso che comprende il castello e la Chiesa dei Santi Pietro e Giorgio.
La nuova chiesa, con cripta e campanile, ispirata allo stile lombardo usato nel XIV secolo, è costituita da tre grandi navate divise da colonne di sienite proveniente dalle cave locali con base e capitello in marmo bianco di Carrara.
La superficie è quasi tre volte maggiore di quella precedente, è costituita da quattro altari, quasi tutti in marmo.
L'altare maggiore e tutti gli altri lavori in marmo, i lavori di falegnameria , specialmente quelli della porta d'ingresso, della cassa dell'organo e del parapetto dell'orchestra, furono eseguiti da maestranze locali.
Arrivando a Rosazza, vediamo per prima la facciata sud della Chiesa, con la statua di San Vitale (realizzata in ricordo del padre di Federico Rosazza), mentre in basso notiamo un sedile in pietra con una clessidra alata, simbolo della fugacità del tempo.
Notevoli anche il capitello con una stella, le merlature ghibelline e il ciclo di affreschi all’esterno dell’abside che raffigura vari personaggi, tra i quali Maffei, con l’archipendolo in mano.
La Chiesa è colma di elementi che richiamano la tradizione della Muratoria, come il pavimento del sagrato a scacchiera con alternanza di ciottoli di colore bianco e nero;
mentre sulla cosiddetta “Porta dei Giusti” c’è il simbolo della rosa, che si ripete per le vie del paese, un fiore considerato il più delicato e più gentile degli emblemi massonici.
Il piazzale antistante la chiesa ha mosaici con spine, lacrime, una scala, rose, stelle: una sorta di percorso iniziatico a tappe, che parte dal sagrato e al quale si accede attraverso una salita,
la Via Pulchra (la via bella) che conduce a due portali sovrastati uno da una stella a cinque punte, con la scritta Dio Vi Benedica e l’altro da una svastica o croce gammata (legata ad un culto gallico della fertilità femminile).
Notevole la volta dipinta come firmamento stellato (diffuso nei Templi massonici), dove si distinguono bene le costellazioni, la Via Lattea e la Stella Polare, mentre nell’abside brilla la Stella del Sud, a certificare l’orientamento della costruzione.
A ponente delle case si trova il Castello, con l’alta torre che si staglia sullo sfondo delle montagne che separano la Valle Cervo dalla Valle d’Aosta.
Anche questa opera neogotica è legata alla coppia Rosazza-Maffei, la posizione e l’austerità dell’ambiente conferiscono all’edificio un fascino unico.
La costruzione del castello, fu avviata nel 1883 con l'innalzamento della torre guelfa e della palazzina sottostante,
poi ampliata in due successive fasi e fu terminata nel 1899 (anno della morte di Federico Rosazza), con il completamento della grande galleria dove il nobile intendeva esporre i suoi dipinti.
L'arco di accesso al castello riproduce quello della città di Volterra (opera etrusca del IV secolo a.C.), qui spiccano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli.
Successivamente, ai piedi della torre fu costruito l’edifico del castello con i simboli che Federico Rosazza, affiancato dall’architetto Giuseppe Maffei, volle inserire tra i decori e le strutture architettoniche del paese.
L’edificio presenta molteplici riferimenti alla massoneria e alla Loggia, richiamando al tema dell'estetica della rovina.
Il giardino del castello di Rosazza si conserva quasi integro, contornato da un porticato ricco di affreschi di pregio molto caratteristici.
Un tempo nel giardino esisteva anche una riproduzione in miniatura delle rovine di Paestum, e due orsi scolpiti in pietra locale, opere che nel 1916 furono portate via dalla piena del torrente Pragnetta, che scorre vicino all’edificio.
I resti sono oggi conservati presso la fontana della Valligiana nel parco comunale.
L'attuale palazzo comunale, anch'esso progettato dal Maffei nel 1880-81, fu voluto in origine da Federico Rosazza per ospitare la sede del municipio di Piedicavallo, paese dal quale al tempo anche Rosazza dipendeva amministrativamente.
A seguito dell’autonomia comunale ottenuta, l'edificio divenne invece sede del comune di Rosazza nel 1909.
La singolarità de palazzo lascia a bocca aperta, non solo per i colori variegati della facciata, ma anche per i più piccoli dettagli decorativi, come l'armoniosa scala di marmo bianco in pietra sbrecciata che dà accesso ai piani superiori,
il colonnato in pietra e le sculture a foggia di cavalieri in armatura poste agli angoli. Sembra che il Palazzo venisse utilizzato dal Senatore per le riunioni massoniche!
Fu costruito da Federico Rosazza nel 1875, su progetto dell’amico Giuseppe Maffei, poiché l'antico luogo di sepoltura del paese era destinato ad ospitare l'attuale chiesa, realizzata tra il 1876 ed il 1880.
Per oltrepassare il torrente Cervo è stato necessario erigere un ponte a tre arcate costituite da blocchi di pietra, una pavimentazione a lastre regolari compresa tra due balaustre laterali, formate da colonne cilindriche di pietra.
Prima di imboccare il ponte c'è una piazzola acciottolata con due panche in granito per la sosta.
Il Passaggio del Fiume (altrimenti detto Passaggio del Ponte) è uno dei punti chiave della spiritualità massonica e rappresenta il passaggio dell’uomo verso l’aldilà.
Il portale ligneo è preceduto da un pronao con tetto a quattro falde, costituito da un arco a tutto sesto in cui si alternano elementi rossi e bianchi.
La struttura si imposta su due colonne in granito con capitello ionico, lateralmente due muri simmetrici e degradanti verso l'esterno mostrano blocchi lapidei con tonalità rosso-arancio.
All'interno il camposanto si articola su quattro livelli collegati da una scala monumentale;
il primo tratto è a due rampe ad andamento curvo e conduce a una terrazza, il secondo è costituito da una ampia e ripida scalinata che porta a un portico.
Al terzo piano c'è una cappella utilizzata per le funzioni religiose: è preceduta da un pronao, sporgente rispetto al filo del loggiato a pilastri e caratterizzato da una struttura neoclassica con timpano sostenuto da quattro colonne ioniche.
L'ultimo livello è raggiungibile da una piccola rampa di scale laterale.
Si dice che Giuseppe Maffei fece arrivare del marmo pregiato da Genova, disseminando simboli massonici ovunque, quali stelle a cinque punte, lacrime, croci particolari.
Il tour alla scoperta delle meraviglie di Rosazza può partire dall’entrata del paese, con il cimitero monumentale, la chiesa e i due parchi, a fianco dei torrenti Cervo e Pragnetta.
Nello stretto nucleo urbano tra i due corsi d’acqua si trova la parte più storica e suggestiva, con nobili palazzi e strette vie a salire tra le antiche case.
Scale, piazzette, voltoni, passaggi coperti e angoli fioriti con fontane si susseguono in un apparente e affascinante labirinto, dove perdersi è un bel gioco…
Passeggiando per il paese noterete altri simboli, come le rose scolpite nella pietra, anch’esse emblema dell’ordine massonico; stelle a cinque punte, clessidre, scale a pioli, lacrime.
Nel 1872 Federico Rosazza fece realizzare un’impresa idraulica distribuendo l’acqua in tutto il paese attraverso una rete di tubazioni in ghisa.
A questo fece seguire la costruzione di moltissime fontane disseminate per tutto l’abitato, differenti tra loro ma contrassegnate sempre dagli stessi simboli, la rosa e la stella a 5 punte.
La fontana della Colonna è una delle maggiori, costituita da una conca in sienite, ha una grossa colonna nel mezzo che sorregge la statuetta di Pietro Micca, famoso soldato minatore,
in essa la scritta recita “O cielo - benedici - chi nostra - la fè”.
Di fronte al Municipio, non passa inosservata la Fontana della Rosa incorniciata da due colonne con una grande rosa in marmo rosso al centro, una conchiglia in marmo bianco e tre stelle in marmo giallo.
Sul pavimento antistante un disegno a ciottoli raffigura una stella alpina, dove viene ripetuto il nome in più lingue “leontopodium o edelweis, gnaphalium o ruhrhaut”.
Accanto alla chiesa nuova spicca la Fontana della Fede con la statua della prima delle tre virtù teologali, alcune rose e un bassorilievo alla base con Adamo con la testa coronata di foglie di acacia ed Eva con in capo una rosa.
Dentro alla fontana, sul fondo della vasca, i tre puntini nella ben nota disposizione triangolare massonica, nascosti dall’acqua.
E’ riportata la frase “quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum - ita desiderat - anima mea ad te Deus”,
che, secondo i Salmi di Davide, significa come il cervo aspira-desidera la sorgente d'acqua, così l'anima mia sospira per voi, Dio mio.
Dio visto come acqua per gli assetati, ci rammenta che noi ci siamo recati a Rosazza per appagare una qualche sete di conoscenza, per purificare pensieri e idee.
Rosazza, oltre le singolari apparenze, è custode di tradizioni e mestieri legati alla vita della valle: usanze che sono andate via via scomparendo,
vista anche la grande riduzione della popolazione locale che negli ultimi cento anni è passata da oltre 1000 abitanti agli attuali 90.
La Casa Museo di Rosazza, realizzata dal 1987 a tramandare la memoria dei mestieri montani e delle tradizioni,
nasce nel centro paese in alcuni edifici disabitati e restaurati dal comune e costituisce un grande tesoro per conoscere le realtà di questa parte del Piemonte.
Per tutti questi lavori Federico Rosazza utilizzò materiali e maestranze del posto, contribuendo in modo significativo allo sviluppo economico della valle.
La Casa dispone di una dozzina di ambienti su più piani dove sono esposti un migliaio di oggetti legati ai mestieri della valle,
oltre a custodire una notevole documentazione fotografica e un’ esposizione permanente di oggetti, mobili, abiti e tradizioni delle vallate circostanti.
A completare la visita a Rosazza non possono mancare passeggiate ed escursioni nei dintorni, a cominciare dalla salita alle Selle di Rosazza (1480 m) dove si trova la cappella dedicata alla Madonna della Neve e l’omonimo rifugio.
L’escursione permette di passare dal villaggio di Desate, nel vallone della Gragliasca e di ammirare lungo il percorso diverse iscrizioni rupestri, con disegni,
simboli e scritte su roccia, realizzate a fine Ottocento durante la costruzione delle mulattiere volute dal senatore Rosazza.
Per arrivare a Rosazza si può percorrere l’autostrada A5 Torino-Monte Bianco (o la diramazione per Ivrea-Santhià) uscendo a Pont Saint Martin, a Quincinetto oppure ad Albiano d’Ivrea. L’uscita più vicina a Rosazza (17 km) è Pont Saint Martin. In treno, si scende alla stazione di Biella e si prosegue con gli autobus regionali.